Vuelta a Burgos 2022, gli organizzatori rispondono alle accuse per la maxi-caduta della seconda tappa: “È stato un errore di Dekker”

Le immagini della caduta avvenuta nel finale della seconda tappa della Vuelta a Burgos 2022 erano davvero spaventose.  Il gruppo lanciato a tutta velocità si è trovato ad affrontare una parte rialzata della strada, un corridore ha perso l’equilibrio e da lì è originata quella che in Spagna chiamano una “montonera”, ovvero una caotica e pericolosissima caduta collettiva. Il primo atleta a perdere il controllo della sua bicicletta, con il manubrio che gli è fondamentalmente scappato dalle mani, è stato il neerlandese David Dekker: il velocista della Jumbo-Visma in quel momento si trovava in terza posizione, alle spalle di due compagni di squadra, i quali, rimanendo in piedi, sono poi andati a confezionare parte della “tripletta” di giornata per la squadra giallonera.

E, secondo gli organizzatori della corsa spagnola, di livello Pro.Series, la responsabilità per quanto avvenuto è proprio di Dekker: “È stato un suo errore – le parole del direttore di corsa, lo spagnolo Marcus Moral, in un’intervista a L’Equipe – Lui lo sa e ha già chiesto scusa. Non sto dicendo che sia solo colpa dell’atleta, è colpa di tutti. Ma non si può attaccare l’organizzazione di gara se l’ostacolo è indicato. Penso che gli ultimi chilometri di quella tappa fossero corretti. Ci prendiamo le nostre responsabilità, ma non possiamo essere demonizzati per quello che è successo”.

Ancora Moral: “Non era un dosso, ma un attraversamento pedonale rialzato, alto non più di 2,5 centimetri. L’ostacolo era indicato dai segnali sull’asfalto e dalle bandierine di due addetti. Inoltre, prima della corsa, il finale era stato descritto alle squadre. È impossibile pensare di trovare percorsi senza rotonde o passaggi come questo”.

L’episodio è costato il ritiro, e infortuni di vario genere, a diversi corridori. Dekker, però, non ci sta: “Se non c’è lo sbalzo, io non cado – le parole del neerlandese raccolte da WielerFlits – Sì, io ho sbagliato a non tenere il manubrio con la forza necessaria per passare sopra quel dosso a più di 75 chilometri all’ora. Ma la questione è un’altra: se violi una regola UCI, sei tu che sbagli”. Dekker si riferisce alle norme che prevedono che non ci debbano essere passaggi complicati negli ultimi tratti delle varie gare e che, in caso non si possano evitare, questi debbano essere segnalati con “ragionevole anticipo”.

Il corridore puntualizza: “Ho capito di aver fatto un errore, di cui io stesso pago le conseguenze. Ma un passaggio del genere così vicino all’arrivo, sapendo che i corridori ci arrivano in discesa, vuol dire andare a cercare guai. Nessuno cade o causa una caduta volontariamente, ma il gruppo è stato mandato volontariamente su un percorso del genere. Ci sono dei limiti che sono stati tracciati e gli organizzatori, quelli che disegnano i percorsi e l’UCI devono tenere questo aspetto in considerazione”.

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